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venerdì 7 ottobre 2016


E’ stato quello che gli americani definiscono un flash-crash, un crollo improvviso durato poco tempo. La sterlina ha lasciato sul terreno a gran velocità il 6,1% all’inizio delle contrattazioni asiatiche, mettendo sotto pressione i listini del Far East. La valuta britannica è caduta a 1,1789 contro il dollaro, il livello più basso dal 1985. La moneta poi è rimbalzata bruscamente, passando di mano a 1,2437 dollari, rimanendo tuttavia al di sotto di 1,2600, punto dal quale è partito nelle scorse ore il selloff.
Intanto le borse restano deboli anche oggi, alle ore 7:30 italiane il Nikkei scambiava a -0,36% (ha poi chiuso a -0,23%), l’Hang Seng a -0,52%, Shanghai a +0,21%. Oro fermo a 1.254,40 dollari l’oncia e petrolio Wti americano sopra quota 50 a 50,54 dollari (+0,2%).
Nel contempo l'euro è balzato 0,9450 sterline per poi ridiscendere bruscamente a quota 0,8963. "Inizialmente ho dubitato quello che ho visto sul mio schermo", ha commentato a Marketwatch (gruppo Wsj) Kenji Yoshii, strategist sulle valute per conto di Mizuho Securities. L’esperto ha poi aggiunto che potrebbe trattarsi di un caso di “fat finger”, è l’espressione inglese che indica un errore umano quando il dito scivola sui tasti dando l’ordine sbagliato.
Oggi però l’agenzia Bloomberg scrive che più probabilmente il flash-crash è stato causato da ordini impartiti da macchine (automated trades), scatenate, a quanto pare (e qui le fonti in Asia concordano) da un articolo del Financial Times secondo cui il presidente francese Francois Hollande ha sollecitato l’euro-blocco a condurre negoziati tosti con la Gran Bretagna impedendo qualunque uscita morbida o a condizioni vantaggiose per proteggere i principi fondamentali del mercato unico.
A questo si è aggiunto un problema di liquidità nel mercato delle valute in Asia all’inizio della contrattazione e ne è nato il crollo della sterlina.

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